Page 18 - Guida della Valcenischia
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Il bran è un’intelaiatura di legno e fili di ferro a forma conica con la base piatta di cir-
    ca 90cm di diametro e l’altezza di circa due metri. La struttura è ricoperta da lunghi
    nastri colorati, fiori, frutti finti, e non può mancare l’uva quale simbolo importante
    dell’economia agricola giaglionese.                     Introduzione
    È portato sulla testa da una giovane donna, nubile, la portatrice del bran, vestita
    col tipico costume Savoiardo e accompagnata da due giovani che la aiutano anche
    durante le prove essendo il compito abbastanza difficoltoso. Alla base del bran è
    posto un pane benedetto che simboleggia la tsaritâ la carità intesa come fratel-
    lanza. La tradizione consiste nel distribuire un pezzo di pane alla comunità alla fine
    della messa nel giorno di S. Vincenzo.
    Il francoprovenzale è l’insieme dei dialetti galloromanzi dei dintorni di Lione, della
    Savoia, della Svizzera francese, della Valle d’Aosta e di una piccola porzione del Pie-
    monte: un territorio che non ha mai avuto un’unione politica.
    Il francoprovenzale è uno dei tre gruppi linguistici in cui si dividono le gallie latiniz-
    zate: la parte nord comprende la lingua d’oil la parte meridionale e le vallate italiane
    la lingua d’Oc il provenzale. Il sud-est della gallia, compreso il nostro territorio, riuni-
    sce il gruppo linguistico a parlata francoprovenzale.














    Canale di Maria Bona. La nobile era moglie di Andrea Aschieri de Jalliono feu-
    datario locale; le descrizioni della donna la indicano molto attenta alle sorti della
    comunità, si narra che con il suo dono di un’emina colma d’oro (contenitore ed unità
    di misura per il grano) permise la costruzione del canale.
    Il suo alveo taglia le strapiombanti pareti dei contrafforti del versante sinistro della
    Val Clarea ad un’altezza fino a trecento metri per una lunghezza di cinquecento
    metri circa, interamente scavato nella roccia.
    Nel periodo antecedente all’opera l’unica acqua utilizzabile era il torrente Clarea
    che scorreva in alto nel suddetto vallone per poi inabissarsi nelle gorge gettandosi
    nella Dora Riparia senza lambire i terreni della comunità.
    Si rese necessario pertanto costruire il canale, anche perché l’abitato era solo sup-
    portato da poche sorgenti e gran parte dei terreni non erano irrigabili.
    I primi progetti risalgono al 1200 ma i tentativi di deviare le acque del Clarea non
    sono mai stati avviati; solo nel 1400 con il superamento del Pian delle Rovine si
    porta a compimento l’opera.
    Il Paese per molti anni ebbe un incremento demografico incredibile, vennero no-
    minati irrigatori, addetti alle manutenzioni e le cause e i litigi per i cambi d’uso dei
    terreni e le relative tasse da pagare ai signori crearono dispute interminabili.
    Pareti di arrampicata Gran Rotsa Proprio sul canale di Maria Bona troviamo le vie
    di arrampicata della Gran Rotsa, vie di diversa difficoltà per soddisfare principianti e
    sportivi. La roccia è veramente bella, uno gneiss-granitoide sempre molto lavorato,
    sia sulle placche che sui muri verticali, in alcune zone con formazioni tipiche dei
    calcari, quali buchi, vasche e concrezioni. L’ arrampicata si svolge principalmente su
    muri leggermente appoggiati, ma non mancano i settori verticali e anche un paio
    di strapiombi; i movimenti non sono mai scontati e soprattutto sempre molto vari
    ed eleganti. Le difficoltà vanno dal 4 al 7A ma con prevalenza del grado 6, i tiri sono
    quasi tutti molto lunghi, tanto che è praticamente d’ obbligo la corda da 60 m. e nel
    Settore dei Calli, vivamente consigliata la 70 metri.
    Santa Chiara. La borgata alpina a 1500 mt. Divisa nei due borghi Pian del Truc-
    co (Plan dou Truc) e Prapiano (Praplan) ha origini molto antiche. Nel periodo della
    marchesa Adelaide di Susa, tutta l’area chiamata Alpe Cleyrana fu ceduta assieme
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