Dopo anni trascorsi in città, io e Luca abbiamo deciso di cambiare vita. Durante una gita ci siamo innamorati della borgata del Puy: un piccolo angolo di montagna dove il tempo sembra scorrere più lentamente. Qui abbiamo trovato una baita che ci ha subito conquistati — troppo grande per essere solo una seconda casa, ma perfetta per diventare qualcosa di più.
Così è nato il nostro progetto: trasformare quella baita in una locanda. Luca, architetto, ha curato il progetto e seguito la ristrutturazione; molti lavori li abbiamo voluti realizzare da soli, passo dopo passo, con la voglia di creare qualcosa di autenticamente nostro.
Io ho scelto di trasferirmi stabilmente qui. La città ormai mi stava stretta, e il ritrovarsi nel bosco, in mezzo al verde e agli animali selvatici è stato irresistibile. In montagna ho scoperto la mia dimensione: posso accogliere le persone, cucinare, occuparmi dei miei cani e coltivare un piccolo orto. Una scelta di vita più sostenibile e più in sintonia con l’ambiente: dopo anni da grafica in uno studio stilistico, spesso in viaggio in giro per il mondo alla ricerca di ispirazione, ho sentito il bisogno di rallentare, ascoltare il silenzio, vivere secondo i ritmi della natura — senza però rinunciare alla mia voglia di fare.
Così è nato il Cicapuy, la locanda che oggi gestiamo insieme.
Il nome viene dal dialetto piemontese: il cicapui è il frutto della bardana, una pianta che cresce ovunque qui intorno. I suoi piccoli uncini permettono al frutto di attaccarsi al mantello degli animali o ai vestiti di chi passa, per farsi portare lontano.
Mi piace pensare che chi viene a trovarci porti via con sé qualcosa del Puy — un’esperienza, un ricordo, un’emozione — che si “attacchi” dolcemente come un cicapui, e resti nel cuore.
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